NextChem Italia: ecco cosa si può fare con i rifiuti di plastica che non ricicliamo


Non tutto ciò che buttiamo nei bidoni della differenziata può essere riciclato, non tutti gli imballaggi o i contenitori in plastica sono riciclabili. Inoltre, se si pensa ai tanti oggetti in plastica che buttiamo nei cassonetti dell’indifferenziata, la situazione si complica ulteriormente.

 Quando si parla di rifiuti in plastica, si fa riferimento ad una molteplicità di fattori e di oggetti fatti in modo diverso. Per quanto tutti ottenuti partendo dal petrolio, non possono essere riciclati nello stesso modo e soprattutto con la stessa resa. I rifiuti in plastica complessi da riciclare fanno una fine differente: in Italia vengono separati dalla plastica riciclabile e vanno a recupero energetico negli inceneritori, altri ancora finiscono nuovamente in discarica.

 Un’ulteriore alternativa è il riciclo chimico

I rifiuti in plastica non riciclabili possono essere riutilizzati grazie ad un trattamento che fa sì che si recuperi il carbonio e l’idrogeno che contengono attraverso una precisa conversione chimica, che non prevede alcuna forma di combustione. Ciò che si ottiene è il gas di sintesi, un prodotto utilizzato nell’industria chimica come elemento di partenza per creare altri prodotti chimici. Il gas ottenuto può essere riutilizzato come combustibile o per la produzione di altre sostanze. A loro volta, tali prodotti sono utilizzati come “ingredienti” nei processi chimici industriali.

 Il distretto di NextChem Italia

È una società del gruppo Maire Tecnimont, multinazionale italiana che si occupa di ingegneria impiantistica per il settore energetico e chimico, ha sviluppato un’idea per incrementare la quota di rifiuti riciclati grazie a tale processo, rendendo alcuni settori industriali, associati comunemente all’inquinamento, più sostenibili. Il modello pensato da NextChem si basa sui principi dell’economia circolare, un obiettivo sia per la Commissione europea che per l’attuale governo, come ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte agli Stati generali dell’estate scorsa. Il modello integra tale tipologia di riciclo con quella tradizionale, che produce nuove materie prime. Il modello di Distretto circolare di NextChem si può adattare a siti industriali che già esistono per aiutarli a divenire più sostenibili per l’ambiente, nella riduzione di emissioni di anidride carbonica.

Esistono già tre progetti di Distretti circolari in Italia, realizzati da NextChem insieme a Eni: uno riguarda la raffineria Eni di Venezia, dove si vuole avviare la produzione di idrogeno circolare. Il secondo riguarda invece la produzione di metanolo circolare alla raffineria di Livorno. È ancora in una fase di studio invece il progetto per la produzione di gas di sintesi e di idrogeno circolare a Taranto.


Costanza Falco


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