Traffico cittadino e alimentazione poco salutare: un legame c’è!

 


Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università dell’Illinois esisterebbe un legame diretto tra tempo trascorso quotidianamente in auto, imbottigliati nel traffico cittadino, e predilezione per i pasti veloci dei fast food.

Più si ritarda, peggio si mangia
Un team di ricercatori universitari americani, guidati dalla professoressa Becca Taylor ha condotto uno studio dal quale emerge che il tempo perso nel traffico aumenta la probabilità per le persone di mangiare in modo poco sano, rendendole maggiormente inclini a optare per cibi veloci e poco nutritivi, spesso ricorrendo al fast food.

Milioni di automobilisti coinvolti nel fenomeno
Secondo il sondaggio condotto dagli studiosi dell’ Università dell’Illinois, i ritardi imprevisti dovuti al traffico portano a un aumento delle visite al fast food dell’1%, un dato percentuale che potrebbe sembrare insignificante, ma che in realtà corrisponde a 1,2 milioni di visite al fast food in più all’anno nella sola contea di Los Angeles.

I dati della ricerca
Per condurre le loro osservazioni, Taylor e colleghi hanno analizzato i dati relativi al traffico autostradale giornaliero di Los Angeles per oltre due anni, incrociandoli con i dati relativi al numero di utenti di telefoni cellulari geolocalizzati all’interno dei fast-food nello stesso periodo di tempo. Combinando queste informazioni, gli studiosi hanno creato un modello computazionale che mostra un nesso causale tra rallentamenti imprevisti del traffico e accesso al cibo poco sano. Un legame approfondito nel dettaglio da uno studio da poco pubblicato sul Journal of Urban Economics.

Un fenomeno soprattutto serale
Nel condurre le loro osservazioni, gli studiosi hanno suddiviso la giornata in blocchi della durata di un’ora, rilevando come il numero di visite al fast food aumentasse significativamente in corrispondenza dell’aumento del traffico durante l’ora di punta serale (indicativamente tra le 17:00 e le 19:00) in prossimità della cena. In quello stesso orario, le visite ai supermercati risultavano leggermente diminuite, mentre aumentavano quelle nei fast food, perché la maggior parte delle persone preferiva trovare qualcosa di già pronto e facile da consumare piuttosto che fermarsi a fare la spesa e/o tornare a casa e mettesti a cucinare.

Colpa solo del tempo perso?
I risultati della ricerca americana suggeriscono quanto i vincoli di tempo siano determinanti nelle scelte alimentari delle persone, soprattutto nelle grandi città frenetiche (di cui Los Angeles -campo base dello studio- è solo un esempio) dove ogni minuto è prezioso e può fare la differenza tra un’occasione persa o un’opportunità colta. Ma non solo: lo studio sottolinea anche che rimanere bloccati nel traffico è causa di stress e frustrazione, due fattori di per sé nocivi per la salute che, indipendentemente dalla necessità di “recuperare il tempo perso” inducono inevitabilmente a cercare consolazione nei cosiddetti “comfort food”, ovvero cibi ultraprocessati, calorici e poco sani, di cui i menù dei fast food sono i portabandiera.

Le possibili soluzioni
Gli studiosi che hanno condotto la ricerca individuano un possibile rimedio al fenomeno nella messa in atto di politiche governative volte a ridurre il traffico e allentare i vincoli di tempo per gli abitanti (o i lavoratori) delle grandi città. Ciò significherebbe per esempio migliorare le infrastrutture e ampliare la disponibilità dei trasporti pubblici per mitigare la congestione del traffico nelle grandi arterie stradali, ma anche aumentare le opportunità di lavoro da casa o con una flessibilità oraria che non costringa migliaia di persone a muoversi in automobile alla stessa ora. Un’altra misura imprescindibile resta quella dell’educazione alla corretta alimentazione fin dall’infanzia, in modo da formare futuri automobilisti consapevoli delle possibilità per coniugare la mancanza di tempo con una dieta sana, e quindi poco inclini a cadere nel tranello del junk food “comodo” e “consolatorio” nell’ora di punta.

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