“Staying home”: la nuova moda è l’isolamento
Complici anche le abitudini adottate durante la pandemia, ancora oggi sempre più persone continuano a preferire il comfort domestico rispetto alle esperienze da vivere fuori casa. Un trend che riguarda tutti i settori e le situazioni (dal lavoro da remoto alla rinuncia al cinema a favore delle serie tv, dalla predilezione per lo shopping online alla consegna di cibo pronto a domicilio come alternativa al ristorante), ma che secondo gli psicologi comporta anche dei rischi.
Un’eredità del Covid 19
Secondo la British Psychological Society (l'organismo che da oltre un
secolo rappresenta tutti gli psicologi nel Regno Unito) la pandemia ha
consolidato e amplificato la tendenza a non uscire di casa, con sempre più
persone che preferiscono soluzioni alternative alle attività da svolgere
all’aria aperta o in contesti di socialità. Ne sono manifestazione la
sostituzione dello smart working al lavoro d’ufficio, la preferenza di ordinare
da casa piatti già pronti invece che uscire per fare la spesa o andare al
ristorante, la sostituzione delle serie tv da guardare sul divano ai film da
vedere al cinema, l’abitudine a fare shopping online anziché andare per negozi.
Sempre meno attività en plein air
Secondo gli esperti complessivamente, tra gli anni pre e
post-pandemia, il tempo trascorso fuori casa sarebbe diminuito del 16%, con una
riduzione che riguarda soprattutto attività “discrezionali” come socializzare
con gli amici o mangiare al ristorante. Viceversa, l’unica attività che di anno
in anno è aumentata costantemente tra il 2019 e il 2023 è il sonno. Infine la
permanenza davanti al piccolo schermo è rimasta costante, affiancata però dalla
crescente visione di contenuti su altri device elettronici come smartphone e
tablet.
Le conseguenze a lungo termine
Una ricerca condotta oltreoceano e pubblicata dal Journal of the American
Planning Association con il titolo “Going Nowhere Faster: Did the Covid-19
Pandemic Accelerate the Trend Toward Staying Home?” ha focalizzato l’attenzione
sugli effetti a lungo termine di questa “moda” dell’isolamento casalingo,
parlando di “sindrome della capanna”: secondo gli studiosi ben oltre la fine
delle restrizioni e delle misure precauzionali legati al covid, gli americani
avrebbero prolungato la tendenza a trascorrere molto meno tempo in attività ad
aperto per prediligere l’isolamento nella propria dimora, con il risultato di
una minore esposizione alla luce del sole e di una riduzione del movimento
fisico, con conseguenze sulla mancanza di energie e stanchezza cronica.
Effetti psicofisici dell’isolamento
A lungo termine gli effetti di questo fenomeno potrebbero manifestarsi non
solo dal punto di vista fisico ma anche dal punto di vista psicologico. Stare
in casa infatti comporta minori possibilità di intrecciare relazioni sociali, con
effetti negativi anche sulle capacità comunicative e interpersonali. Allo
stesso tempo rinchiudersi in un contesto che rappresenta un rifugio sicuro
impedisce di sperimentarsi in contesti nuovi e sociali, e può provocare ansia
anche in persone che normalmente non ne soffrirebbero, propria a causa di una
non esposizione e di uno scarso allenamento sociale. Tale tendenza può anche
avere conseguenze sulla motivazione, perché favorisce l’apatia e il
disinteresse verso la realtà concreta, le esperienze e le occasioni che essa
può favorire. Per queste ragioni uscire meno potrebbe amplificare difficoltà
già presenti come i disturbi depressivi o paura delle novità e dei contatti
sociali.
Il consiglio
Il consiglio degli esperti è dunque quello di mantenere piccole abitudini
quotidiane che avvicinano alla vita all’aria aperta e alle persone, in modo da
non perdere il contatto con la realtà e continuare a coltivare abilità
personali, passioni e relazioni che costituiscano le fondamenta e i pilastri
della propria personalità.
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