Il nuovo Dpcm divide l'opinione pubblica: il parere di scienziati e virologi

 


L’ultimo Dpcm emanato dal premier Conte, entrato in vigore proprio oggi, ha diviso l’opinione pubblica tra chi ritiene le misure adottate severe ma necessarie e chi invece boccia su tutta la linea le decisioni del Governo. Dalla chiusura delle scuole all’obbligo di saracinesche abbassate alle 18 per bar, ristoranti e simili, gli argomenti di discussione e di tensione sono molti. Le proteste andate in scena nel weekend, su tutte quella rabbiosa vista a Napoli, sono il simbolo di un malcontento diffuso e di una generale sfiducia. La prospettiva di un secondo lockdown spaventa forse al pari della pandemia stessa e gli sforzi politici per limitare il contagio rischiano di non bastare. Proprio sulle norme anti-Covid stabilite si sono espressi esperti e scienziati. Visti i numeri del contagio e il sollecito solo pochi giorni fa di oltre 100 scienziati che chiedevano misure drastiche subito, qualcosa il Governo doveva fare: ma saranno le azioni giuste?

Scuola, dad e generalizzazione

Per l’immunologa Antonella Viola nel nuovo Dpcm c’è qualcosa di troppo e qualcosa di troppo poco: troppa generalizzazione, troppo poca razionalità nell’imporre chiusure. La questione delle scuole, della didattica a distanza (dad) e dell’affollamento dei mezzi pubblici è al primo posto nei pensieri che l’esperta ha affidato a Facebook. L’attenzione è rivolta alle scuole superiori, con ingressi dilazionati e sfalsati, e soprattutto ai ragazzi più autonomi delle ultime due classi che dovrebbero da subito riprendere con la Dad al 75% (come previsto dal nuovo Dpcm). Provvedimenti che però dovrebbero essere di emergenza, per il tempo richiesto per “trovare nuovi mezzi e personale per far tornare tutti in presenza”. Bene la Dad per le università, lo smart working per chi può e il divieto di praticare sport di contatto per contenere i contagi, mentre gli anziani dovrebbero entrare in contatto con meno persone possibili e tenere sempre la mascherina. Sulle chiusure di bar, ristoranti, cinema e teatri, invece, qualcosa in più da dire c’è. Non sarebbe forse meglio valutare sulla base dei dati raccolti nei mesi scorsi quali siano i luoghi a maggior rischio di contagio anziché estendere i provvedimenti a tutti in modo indiscriminato? Nelle prossime settimane, se dipendesse da lei, l’esperta provvederebbe a rifornire ospedali, rsa, scuole e aziende di test rapidi, a implementare la rete per il tracciamento e aumentare i posti letto negli ospedali.

Misure sbagliate e troppo leggere

C’è anche chi pensa che il nuovo decreto sarà poco efficace: molti degli esperti che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi sono infatti più pessimisti sugli effetti del Dpcm. In primis Andrea Crisanti, virologo dell’Università di Padova, che ritiene che le misure del nuovo decreto avranno un effetto temporaneo e insufficiente per scongiurare un nuovo lockdown totale. Bisognerebbe invece attuare un piano di sorveglianza più incisivo per interrompere le catene di trasmissione, “un piano per consolidare i risultati eventualmente derivanti da misure più restrittive”, prendendo a esempio Paesi come Taiwan e Corea del Sud. D’accordo con Crisanti è Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e ordinario di malattie infettive all’Università di Roma Tor Vergata, che riferisce di non essere fiducioso sul fatto che le misure attuali del Governo metteranno sotto controllo la curva epidemica. Per Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, se non si vedranno risultati (eventualità concreta considerando che gli indicatori dell’epidemia sono sfavorevoli) sarà presto necessario un nuovo lockdown totale per non mandare al collasso il Sistema sanitario nazionale.


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