CNA Lombardia: automotive e logistica filiere centrali per le imprese, in 10 anni +13% aziende automotive e +32% addetti nella logistica
Una ricerca di ampio respiro che
ha coinvolto le tre regioni locomotiva d’Italia che contribuiscono a
realizzare il 41,2% del prodotto interno lordo e quasi il 53% delle
esportazioni, esprimendo il 37,1% dell’occupazione.
In particolare si osserva come la
Lombardia sia la seconda Regione europea, dietro solo alle Fiandre,
che nel periodo post pandemia ovvero dal 2019 a oggi abbia fatto
registrare una crescita maggiore, +5,7%.
“Il ruolo delle piccole
imprese nelle filiere dell’automotive e della logistica è strutturale e
centrale, come lo è quello di queste filiere nella ricetta dell’economia
nazionale - dichiarano Giovanni Bozzini, Presidente CNA Lombardia,
Moreno De Col, Presidente CNA Veneto e Paolo Cavini, Presidente CNA Emilia
Romagna -. L’ambizione degli obiettivi condivisi a livello comunitario
deve sposarsi con il realismo dei mezzi. Serve pragmatismo, ma serve anche un
pluralismo tecnologico che non ci faccia dipendere solo da soluzioni
unilaterali e necessariamente parziali, come nel caso dell’auto elettrica.
Bisogna stimolare la creatività e la libertà nell’escogitare e implementare
soluzioni utili alla grande battaglia della tutela della sostenibilità. La
digitalizzazione e l’intelligenza artificiale rappresenteranno due strumenti
davvero importanti per governare il cambiamento restando competitivi.”
Nel settore automotive, al
2023, sono 30.010 le imprese in Lombardia (2,8% delle imprese totali
regionali) che hanno circa 3,2 addetti di media. Di queste, infatti, l’89,2%
sono micro imprese, il 7,1% le piccole, il 2,5% le medie e solo l’1,2% le
grandi. Anche sul numero di addetti nel comparto, che sono 96.572
(il 2,3% del totale lombardo), il 45,4% sono impiegati in micro imprese,
il 19,2% in piccole, il 15,7% in medie e il 19,7% in grandi.
Da un’analisi sulla distribuzione
regionale delle imprese dell’automotive emerge come il 50% sia attiva
nell’ambito della riparazione, il 38% del commercio, l’8% dei ricambisti,
mentre solo il 2% della produzione e della componentistica.
Nel dettaglio, dal 2014 al 2023 a
trascinare la crescita del settore sono state le aziende del
commercio (+36%), mentre sono calate quelle della produzione, -23% e quelle
dei ricambisti, -8%. I numeri della Regione sono in linea con quelli
dell’aggregato Lombardia-Veneto ed Emilia Romagna che nel totale ha visto
crescere le imprese automotive dell’11% in dieci anni.
Sul fronte addetti, la
riparazione rappresenta in Lombardia il principale ambito di attività con il
43%, seguito dal commercio 24%, dalla componentistica 17%, ricambisti 9% e
produzione 7%. Il numero di lavoratori, dal 2014 al 2023 è comunque
aumentato del 14%: molto bene il commercio +27%, la componentistica +17% e
i ricambisti +15%, mentre calano del 6% quelli della produzione.
Quest’ultimo dato è in controtendenza con quello dell’aggregato delle tre
regioni che invece fa segnare un +6% forte delle ottime performance
dell’Emilia Romagna (+15%).
“Siamo lieti di riscontrare
ormai una consapevolezza: una transizione incentrata solo sull’elettrico
danneggia competitività e occupazione nel settore automotive - sottolinea Giovanni
Bozzini -. Bisogna infatti interrogarsi sempre sul rapporto
costi-benefici. Serve dunque una visione pragmatica, incardinata al principio
della neutralità tecnologica, per dare spazio ad una pluralità di strumenti e
di soluzioni, tutte coerenti con gli obiettivi dell’Unione europea. La filiera
dell’automotive va finalmente considerata nella sua globalità: produzione,
componentistica, autoriparazione.”
Il peso specifico
dell’automotive sul PIL regionale è davvero importante, ovvero il 4,3%
del totale che all’ultimo dato disponibile risulta di 40,7 miliardi di euro
suddiviso in: produzione 8%, componentistica 9%, commercio 62%, riparazione
10%, ricambisti 11%.
La filiera dell’automotive
ha inoltre un impatto notevole anche sull’export della Regione, tanto
che pesa per il 3,6% (6 miliardi di euro nel 2023) sul totale e
si suddivide per il 34% in produzione e per il 66% in componentistica.
“In sintesi CNA Lombardia
propone una transizione decisa, graduale ed accompagnata da incentivi e
formazione del personale - spiega Stefano Binda, Segretario CNA
Lombardia -. Nessuno chiede di arretrare sugli obiettivi e i mezzi con
cui perseguirli devono essere molteplici e realistici.”
Anche sul fronte della logistica
in Lombardia i numeri sono comunque positivi, al di là della leggera
flessione del numero di imprese registrato negli ultimi dieci anni, -3%.
Al 2023 le aziende del comparto sono 25.675 (2,4% delle imprese totali
regionali) e contano circa 8,7 addetti di media. Di queste circa 7 su 10 sono
micro imprese: nei numeri il 72,2% sono micro imprese, il 17,8% le
piccole, il 6,3% le medie e solo l’3,7% le grandi. Anche sul numero di
addetti, che sono 222.298 (il 5,3% del totale regionale), il 15,3%
sono impiegati in micro imprese, il 24,1% in piccole, il 27,6% in medie e
il 33,1% in grandi.
Dallo studio si evince come la distribuzione
regionale delle imprese della logistica si divida principalmente in
due segmenti: il 55% sono aziende attive nei trasporti, mentre il 45%
nei servizi a supporto. Nel dettaglio, in dieci anni, le imprese di
trasporti sono in calo del 17%, mentre quelle dei servizi a supporto sono
cresciute del 5%, per un totale di decrescita generale di circa il 3%. Di
tutt’altro respiro i numeri degli addetti che sono per il 36% impiegati
nei trasporti e per il 64% nei servizi a supporto: in particolare, quelli
dei trasporti sono aumentati del 28%, mentre quelli dei servizi a supporto del
34%, per un totale di crescita generale di circa il 32%.
“Le limitazioni imposte
dall’Austria sul Brennero stanno diventando un danno insostenibile -
commenta il Presidente di CNA Lombardia -. La competitività della
logistica richiede prima di tutto un’azione decisa delle istituzioni su questo
punto. Guardiamo ai dati del traffico veicolare: per funzionalità e costi, nel
traffico pesante non esiste un’alternativa alla motorizzazione diesel. Serve
una politica di supporto ed incentivazione non solo nazionale bensì europea.”
La logistica lombarda, inoltre
impatta sul PIL regionale per il 3,3% in maniera minore dell’automotive, ma
comunque fa registrare numeri consistenti come riporta l’ultimo dato
disponibile, ovvero 31,8 miliardi di euro suddiviso in: trasporti 34% e servizi
di supporto 66%.
“La digitalizzazione in ambito
logistico può essere messa al servizio dell’integrazione del sistema in una
logica di intermodalità - afferma Binda -. Alcuni ritardi
nell’attuazione del PNRR vanno recuperati. La digitalizzazione costituisce un
investimento che genera un importante effetto-leva.”
La ricerca di CNA Lombardia
fa il punto anche sull’automotive nella transizione ecologica e in particolare
analizza il parco auto della Regione che secondo gli ultimi dati
disponibili a fine 2022 vanta 6,3 milioni di autoveicoli, di cui il 54,1%
è alimentata a benzina, il 33,1% a gasolio, il 5,2% ibrido, lo 0,5% elettrico e
il 7,1% a gpl, metano o altro. Dal 2015 al 2022 si è inoltre assistito a
un’evidente inversione di tendenza per quanto riguarda le nuove
immatricolazioni e le rispettive alimentazioni: benzina è scesa da 42% a
37,1%, Gasolio è crollato da 47,6% a 10,6%, Ibrido è salito da 2,6% a 41,1%, mentre
Gpl, Metano o altro è passato da 7,7% a 7,3%. Il totale di nuove immatricolazioni
è calato così del 22%, da 272.255 a 212.379.
Sul fronte generale secondo la
ricerca, la diffusione delle autovetture elettriche in Italia e in Europa non
procede con particolare slancio. infatti, nei primi due mesi del 2024 il
numero di prime iscrizioni di auto elettriche in Italia è diminuito del -2,7%,
con una conseguente erosione della rispettiva quota di mercato (attualmente al
2,8%). In più a fronte dei 40 milioni di veicoli, in Italia, vi sono solo
15,7 milioni i posti auto: solo una parte della popolazione, dunque, potrebbe
avere una colonnina di ricarica in casa, mentre gran parte dei rifornimenti
elettrici avverrebbe sul suolo pubblico. Inoltre l’azzeramento delle vendite di
veicoli endotermici e ibridi entro il 2035 comporterebbe un inevitabile calo
del parco auto. Infatti, in assenza di una forte flessione del prezzo di
vendita delle auto elettriche, accompagnata da profondi mutamenti delle
condizioni di contesto, la piena sostituzione della domanda aggiuntiva appare
poco plausibile. In tutto questo le micro e piccole imprese hanno bisogno di
più tempo per la riconversione e soprattutto di politiche di supporto per
colmare il gap che non consente loro di partecipare pienamente al percorso di transizione
ecologica. inoltre, senza incentivi, l’auto privata rischia di diventare
quasi inaccessibile per molte famiglie.
Commenti
Posta un commento