Poste italiane, l’acquisizione di Nexive non rispetta le norme europee sulla concorrenza

 


L’ACU-Associazione Consumatori Utenti, con la partecipazione e la collaborazione dei sindacati di base COBAS – Poste Lombardia e SLG-CUB Poste, ha presentato la denuncia alla Commissione Europea, sull’accordo di acquisizione della Società Nexive Srl da parte di Poste Italiane SpA.

La denuncia sostiene che con l’operazione finanziaria che andrà a buon fine il prossimo 31 gennaio, Poste Italiane SpA raggiungerà una posizione monopolistica nel mercato, in netto contrasto con le norme Europee sulla concorrenza.

L’Autorità nazionale Antitrust si trova immobilizzata ad agire e non può impedire che Poste acquisti il concorrente Nexive a causa dell’articolo 75 del Decreto Legge 14/08/2020 n.104.

Un articolo che si applica perfettamente a questa situazione e permette di fatto a Poste Italiane di eliminare la concorrenza. Tale norma sostiene che, in determinate situazioni e contesti come le perdite di bilancio negli ultimi tre esercizi, sia possibile derogare dalle norme sulla concorrenza in quanto dovrebbe prevalere l’interesse economico generale.

Poste italiane, grazie a questa legge, di fatto deve solo comunicare le misure idonee a prevenire il rischio di imposizioni di prezzi e condizioni contrattuali gravose per gli utenti, tenendo però conto delle sostenibilità complessiva dell’operazione. All’Autorità non resta che monitorare “con estrema attenzione l’ottemperanza da parte di Poste Italiane alle misure comportamentali prescritte e la possibile esistenza di comportamenti abusivi”.

Ma le cose non stanno proprio così. Già nel 1998, con l’acquisizione di SDA da parte di Poste italiane, era stata completamente azzerata la logistica dello smistamento e della consegna dei pacchi di Poste Italiane spostandola su SDA e causando una perdita di 6000 posti di lavoro.

La società Nexive si occupa invece della logistica postale – la consegna delle lettere e delle raccomandate – e c’è quindi il grosso rischio che venga messa in atto una operazione speculativa che voglia replicare quanto accaduto 20 anni prima con i pacchi.

Perché non bisogna dimenticare che il vero core business di Poste Italiane (che proprio del 1998 è diventata una SPA, privatizzata per il 34% nel 2015) non è rappresentato dai servizi di consegna di pacchi e lettere, ma dai servizi finanziari e assicurativi che vengono erogati attraverso una presenza capillare di 12.900 sportelli presenti su tutto il territorio nazionale.

Tra la documentazione esibita alla Commissione Europea si cita la relazione della Corte dei Conti – determinazione del 15 dicembre 2020, n.124 – che mette in evidenza, tra l’altro, che i reclami ricevuti da Poste italiane nel 2019 per i servizi postali, universali e non universali, sono stati in totale 214.050, in aumento (+5.760) rispetto al 2018 (208.290).

Quindi il servizio postale, che non è migliorato nel corso degli anni, con il monopolio rischia di peggiorare ulteriormente accentuando la già crescente e diffusa precarizzazione del lavoro che genera, necessariamente di conseguenza, il venir meno della qualità del servizio agli utenti.

In conclusione i denuncianti ravvisano che questa operazione, oltre ad essere in conflitto con tutte le norme contro la concorrenza, ponga le basi per una possibile azione speculativa da parte di Poste italiane e meriterebbe subito un congelamento dell’acquisizione di Nexive ed un successivo maggior approfondimento.

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