CNA Lombardia: “Rilanciare subito l’housing sociale, sbloccando alloggi vuoti e coinvolgendo le imprese artigiane”
Per rispondere a una crisi abitativa ormai strutturale nella regione,
CNA Lombardia chiede che l’housing sociale venga trasformato in
una vera infrastruttura strategica, capace di generare sviluppo e coesione. La
Confederazione propone un modello fondato su quattro priorità: valorizzare
la filiera artigiana e delle micro e piccole imprese nella rigenerazione
urbana; investire in formazione tecnica qualificata per efficientamento
energetico e sicurezza degli edifici; garantire appalti realmente
accessibili e frazionabili per le PMI attraverso una partecipazione stabile
ai tavoli istituzionali; sviluppare soluzioni abitative dedicate a
lavoratori, giovani e dipendenti delle imprese, integrando il tema casa nel
welfare aziendale e nella bilateralità artigiana.
La crisi abitativa si è trasformata in una vera emergenza sociale ed
economica. Oggi un numero crescente di famiglie, lavoratori e giovani
fatica a trovare un’abitazione dignitosa a prezzi sostenibili, con conseguenze
gravi per il tessuto sociale e per la competitività dei territori. In Italia e,
in modo particolarmente intenso, in Lombardia e nella Città
metropolitana di Milano, la capacità del sistema abitativo pubblico e
privato di garantire soluzioni adeguate è in evidente sofferenza.
Nel secondo trimestre 2025 il peso dell’affitto ha raggiunto il
31% del reddito medio nazionale, con punte del 38% nelle aree metropolitane
come Milano, Roma e Napoli. A Milano la quota di reddito destinata
all’affitto supera spesso il 40%, arrivando in diversi casi oltre il 50%
per appartamenti di taglio medio in zone semicentrali. Una dinamica che allarga
la cosiddetta “area grigia”: famiglie e lavoratori che non possiedono i
requisiti per accedere all’edilizia residenziale pubblica ma non riescono più a
sostenere il mercato libero.
La Lombardia, con il 55,8% della
popolazione residente in aree urbane funzionali, è tra i territori più
esposti allo squilibrio tra domanda e offerta. Nonostante un patrimonio ERP
regionale di 161.305 alloggi, nel 2024 risultavano 38.198 case popolari
vuote, spesso inutilizzabili per carenze manutentive o lavori mai
avviati. Nel 2025 le assegnazioni effettive sono state appena 2.528, a
fronte di una domanda molto più elevata.
Parallelamente, la rigenerazione e la riallocazione del patrimonio hanno
consentito nel 2024 l’assegnazione di 3.206 locazioni SAP: un segnale
positivo, ma non sufficiente a compensare anni di insufficiente produzione
di alloggi sociali e una crescita costante della domanda. Il programma
regionale dedicato alla fascia grigia prevede circa 400 nuove abitazioni
entro il 2026, un passo avanti ma ancora distante dai bisogni reali.
La strategia regionale, lanciata con la “Missione Lombardia”, ha
mobilitato risorse ingenti — pubbliche, statali, europee e PNRR — e punta a un
concetto di housing sociale inclusivo: non solo edilizia pubblica per i
più fragili, ma anche canoni calmierati, rigenerazione urbana, transizione
ecologica e mix sociale. Tuttavia, la presenza di decine di migliaia di alloggi
vuoti testimonia che agli investimenti devono affiancarsi governance stabile,
procedure più snelle e un maggiore coinvolgimento della rete di micro e piccole
imprese.
“Apprezziamo lo sforzo non trascurabile di Regione
Lombardia in termini di politiche abitative - sottolinea Giovanni
Bozzini, Presidente di CNA Lombardia -. Trovare 1 miliardo e mezzo per
il Piano Casa fin dal 2022 è un’azione da consolidare perché va nella direzione
di contrastare una vera e propria emergenza socio-economica di molti cittadini
e di molte famiglie.”
“Un serio Piano Casa può costituire un’opportunità
molteplice - spiega Paolo Panciroli, responsabile CNA
Lombardia Costruzioni -. Riqualificare il patrimonio abitativo pubblico,
supportare e coinvolgere la filiera della costruzione e degli impianti con
appalti debitamente frazionati, fare finalmente una politica industriale
incardinata sul tema della casa.”
Con un approccio che integri strategia abitativa, rigenerazione urbana e
politiche industriali, l’housing sociale può diventare un volano di
lavoro, qualità urbana e stabilità abitativa, con effetti
concreti anche sulla capacità delle imprese di attrarre e trattenere manodopera
qualificata.
“La nostra proposta è chiara e si alinea a quella su cui
anche Regione sta riflettendo - afferma Bozzini
- aiutare quel ceto medio in difficoltà soprattutto con le spese abitative
nelle aree urbane, specialmente quella metropolitana, con una fascia di
abitazioni pubbliche a canoni agevolati e con l’impegno di queste famiglie di
riqualificare in termini di sostenibilità questi appartamenti.”
“L’abitare, il costruire e il pensare la comunità
vanno filosoficamente a braccetto - commenta Stefano
Binda, Segretario di CNA Lombardia - il Paese Italia attraversa una
crisi demografica e di produttività e ha inoltre impegni europei da rispettare
sul piano della riqualificazione energetica degli edifici. Le risorse nazionali
complessive per le sfide di un abitare sostenibile sono un grande punto
interrogativo.”
“In particolare, se dovessimo rispettare le scadenze
con investimenti adeguati, per raggiungere una riduzione dei consumi energetici
del 16% entro 2030 e del 20-22% entro il 2035, occorrerebbe intervenire per
difetto su circa 3,2 milioni di abitazioni, al costo minimo di almeno 170
miliardi di euro - prosegue Bozzini
-.”
Il sollecito di CNA Lombardia è volto a definire un quadro
nazionale organico, con un fondo pluriennale per ampliare il patrimonio
ERP, un programma continuativo di rigenerazione del pubblico, la stabilizzazione
degli incentivi per l’efficienza energetica e un Testo Unico
sull’Housing Sociale che riordini norme e strumenti. Accanto a ciò, serve
rafforzare il sostegno alla locazione privata tramite fondi dedicati e Agenzie
per la Casa in grado di gestire la domanda in modo strutturale.
“Serve uno sforzo di visione, visto che l’Olanda ha il
29% di edilizia popolare, l’Europa una media del 15%, mentre l’Italia è
indietro - conclude il Presidente di CNA Lombardia -. Siamo,
è vero, un sistema culturalmente differente, in cui la “casa” ha per le
famiglie una priorità particolare anche in termini di acquisto e proprietà
immobiliare. Ma la crisi abitativa è il principale ostacolo sul sentiero della
crescita e della capacità di trattenere, anche, le energie migliori.”
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